I terroristi di Hamas hanno consegnato alla Croce rossa internazionale nella notte le salme di quattro ostaggi israeliani: Tsahi Idan, Ohad Yahalomi, Itzik Elgarat e Shlomo Mantzur. In cambio, Israele ha rilasciato 620 detenuti palestinesi. «È l’ultimo scambio della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio», spiega Repubblica. Sono in corso le trattative tra le parti per la seconda fase dell’accordo. Secondo The Wall Street Journal, scrive La Stampa, «Hamas si starebbe preparando alla ripresa dei combattimenti a Gaza. Avrebbe nominato nuovi comandanti, elaborato piani operativi e iniziato i lavori per ricostruire il sistema di tunnel sotterranei».
«Israele, cento chilometri di lacrime per l’ultimo saluto alla famiglia Bibas», titola il Corriere della Sera, raccontando i funerali dei fratellini Ariel e Kfir e della madre Shiri Bibas, ostaggi assassinati da Hamas e sepolti ieri insieme in un’unica bara in un cimitero vicino al kibbutz Nir Oz. Nei resoconti dei quotidiani si ricordano le parole d’amore pronunciate dal marito e padre, Yarden Bibas, unico sopravvissuto dei quattro al 7 Ottobre. «Perdonatemi perché non vi ho protetto», ha affermato Yarden durante il suo elogio funebre. Ma la richiesta di perdono, sottolinea Repubblica, è arrivata da tutto Israele, in lutto al fianco dei Bibas. «Nessun politico è stato ammesso alla cerimonia funebre», riporta La Stampa. Anzi, dalla famiglia Bibas è arrivata una dura critica al governo del premier Benjamin Netanyahu per non essersi preso le responsabilità del disastro del 7 ottobre 2023.
Fa discutere il video creato con l’intelligenza artificiale e pubblicato dal presidente Usa Donald Trump sulla ricostruzione di Gaza, tra ballerine e casinò. «Un oltraggio», scrive Repubblica, sottolineando come in realtà sia israeliani sia palestinesi non abbiano commentato. L’attenzione qui era sul lutto per i Bibas e la preoccupazione per un possibile ritorno del conflitto.
Il Dipartimento di Culture politiche e Società dell’Università di Torino ha deciso di recedere da un accordo con l’Università israeliana Ben-Gurion del Negev. «La decisione arriva dopo aver votato una mozione presentata in consiglio di Dipartimento da alcuni rappresentanti delle associazioni studentesche, che già nel giugno scorso avevano proposto – anche all’epoca con successo- il boicottaggio accademico degli atenei israeliani», riporta La Stampa. L’accordo non viene rescisso nella sua interezza, spiega il quotidiano, perché viene sottoscritto dai rettori degli atenei e non dai singoli Dipartimenti, ma quello di Culture politiche si è sfilato dalla parte in cui è coinvolto. Il rettorato dell’Università ha chiarito che tutti gli accordi con Israele rimangono validi.
I quotidiani riportano di «polemiche» e «scontri durissimi» all’interno dell’ebraismo italiano dopo la pubblicazione di un appello a pagamento su alcuni giornali, promosso da Lea-Laboratorio Ebraico Antirazzista e Mai Indifferenti-Voci Ebraiche per la Pace. Il testo, firmato da 220 personalità, si intitola «No alla pulizia etnica» e denuncia il piano Trump a Gaza e le politiche israeliane in Cisgiordania. Tra i firmatari figurano intellettuali, giornalisti e artisti, scrivono Repubblica e Stampa, tra cui Anna Foa, Federico Fubini, Siegmund Ginzberg, Gad Lerner, Helena Janeczek, Roberto Saviano. La reazione di una parte del mondo ebraico è stata dura, sottolinea il Corriere della Sera. Tra gli altri, il presidente Victor Fadlun ha definito l’appello «dissonante e orribile», soprattutto nel giorno dei funerali di Shiri, Kfir e Ariel Bibas, vittime israeliane. La Stampa riporta anche l’attacco di Riccardo Pacifici ai firmatari e la reazione di Anna Foa. «Il mondo al contrario: gli ebrei italiani accusano Israele di “pulizia etnica”», scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale. Su Libero, Davide Romano parla di un’iniziativa che «mi ha rattristato per la sua assoluta sgangheratezza».
Su Domani, Davide Assael denuncia l’attività di un presunto gruppo ebraico autodefinitosi “Brigata Vitali”, dal nome del fascista ebreo Dario Vitali, commissario del Fascio di combattimento di Livorno tra il 1922 e il 1923. Questo gruppo avrebbe minacciato un docente di una scuola romana per aver invitato, racconta Assael, «i propri studenti a manifestare contro il genocidio et similia». Assael stigmatizza l’appello del docente, ma sottolinea come siano ingiustificabili le minacce nei suoi confronti e invita la leadership ebraica a denunciare questa “Brigata Vitali”.
Una Corte inglese ha condannato il musicista Rogers Waters – per diffamazione per aver accusato un giornalista di essere un «bugiardo, connivente portavoce sionista», che «supporta il genocidio del popolo palestinese». Il giudice, riporta il Riformista, «ha considerato illecite quelle frasi argomentando che non si trattava di opinioni sul conto di quel giornalista, ma di rappresentazioni false e lesive».
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