Perché la scure sulla sanità Usa è a rischio boomerang

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#finsubito

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 


Poco meno del 40% della popolazione statunitense ha accesso a Medicaid o Medicare, con picchi che superano il 50% in alcuni Stati. I due programmi, il primo in particolare, svolgono un ruolo cruciale nel garantire l’accesso a servizi sanitari fondamentali in tanta America povera e rurale. Toccare la sanità pubblica può insomma essere politicamente ed elettoralmente letale

Con non poche difficoltà, la Camera dei rappresentanti è riuscita ad approvare una prima proposta di bilancio, una “risoluzione”, per il prossimo anno fiscale. La palla ora torna al Senato, che ha già votato una sua proposta e che dovrà produrre una sorta di sintesi delle due per permettere poi che sia approvata attraverso la procedura della reconciliation: un voto a maggioranza semplice delle due Camere, che previene l’uso di azioni ostruzionistiche al Senato.

Le due prime risoluzioni offrono delle indicazioni abbastanza chiare. Quella della Camera prevede tagli alle tasse per un totale di 4mila e 500 miliardi sui prossimi dieci anni; poco meno della metà sarebbe bilanciato da riduzioni della spesa pubblica; il resto da una crescita del gettito conseguente, come da dogma della destra americana da Reagan in poi, una crescita economica finalmente liberata da una fiscalità soffocante.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

L’abbassamento dell’imposizione si realizzerebbe prolungando i provvedimenti, invero limitati, sulle diverse aliquote di reddito introdotte dalla prima amministrazione Trump e che vanno in scadenza quest’anno, con la messa in atto di una serie di promesse elettorali (come la detassazione delle mance) e con un intervento sulla imposta sulle imprese, la corporate tax, che Trump ha promesso di portare dal 21 al 15%.

È però sul versante dei tagli che la partita si fa complicata per Trump, al di là delle mirabolanti promesse del Doge di Elon Musk. Una parte sostanziale, quasi la metà, dei 2mila miliardi di risparmi previsti dalla risoluzione della Camera deve essere individuata dalla Commissione competente per i piani di sanità pubblica – Medicare e Medicaid – esistenti negli Usa.

Il primo, amministrato a livello federale, è destinato agli over-65 e a persone con vari tipi di disabilità. Il secondo, gestito a livello statale (ma con importanti sussidi federali), è invece accessibile a individui e nuclei familiari che stanno sotto una determinata soglia di reddito. La riforma sanitaria di Obama del 2009 attivò meccanismi che hanno finito per potenziare molto l’offerta di sanità pubblica, soprattutto grazie all’estensione di Medicaid, di cui beneficiano ora quasi 85 milioni di americani (erano meno di 50 quando la legge fu approvata).

Poco meno del 40% della popolazione statunitense ha oggi accesso a Medicaid o Medicare, con picchi che superano il 50% in alcuni Stati. Medicaid, in particolare, svolge un ruolo cruciale nel garantire l’accesso a servizi sanitari fondamentali in tanta America povera e rurale. Si tratta di programmi trasversalmente popolari, come evidenziano numerosi sondaggi, in cui tra il 70 e l’80% degli americani dà un giudizio positivo di Medicaid. E come evidenzia anche l’esito di referendum tenutisi negli anni in molti Stati conservatori – Missouri, Oklahoma, Utah tra gli altri – dove la richiesta di aderire all’espansione di Medicaid della riforma Obama è stata approvata, spesso con ampie maggioranze (oggi sono solo dieci, tra cui Texas e Florida, gli Stati che non hanno accettato).

Toccare la sanità pubblica può insomma essere politicamente ed elettoralmente letale. Così come può esserlo accettare un’ulteriore crescita di deficit e debito, quale quella prospettata da questo primo bilancio trumpiano, quanto meno presso un numero piccolo ma potenzialmente decisivo di membri repubblicani del Congresso. La risoluzione della Camera è passata di misura, 217 a 215, agevolata dall’impegno a modificarne alcune parti significative nella versione finale della reconciliation.

Per i dem, ancora tramortiti dalla sconfitta, si apre quindi la possibilità di sfruttare questo tema, che appare assai più mobilitante di tanti altri, inclusa la denuncia della torsione autoritaria in atto. Mostrando l’ipocrisia e i doppi standard di un presidente che promette di alleviare le sofferenze dell’America più in difficoltà, e che invece accetta d’indebolire uno dei programmi più popolari e importanti.

Esponendo il patto faustiano – tagli alle tasse e alla sanità pubblica in cambio di rafforzamento dei poteri dell’esecutivo – tra Trump e le rappresentanze repubblicane al Congresso. E sfruttando la persistente, e spesso dimenticata, impopolarità di un presidente che a poco più un mese dal suo insediamento ha gli indici di approvazione più bassi da quando, a inizio anni Cinquanta, Gallup ha iniziato a elaborare queste rilevazioni.

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