di Antonio Foccillo
Nei giorni scorsi, nel nostro Paese si è riparla di nuovi soggetti politici, con l’ambizione di ricostruire fuori dal PD, un nuovo aggregato di carattere cattolico. Mentre per la ricorrenza dell’anniversario della morte di Craxi, si sono risvegliati in tanti con articoli e con libri su di lui, riscoprendo la sua importante stagione politica. Peccato che lo si faccia troppo tardi. Qualcuno può dire meglio tardi che mai. Ma, a parer mio, non è così!
Quello che nessuno fa, sopratutto, in quello che resta della sinistra, è un’analisi su tutti gli errori commessi attraverso la sostituzione delle idee e dei valori con le logiche della finanza internazionale e del neo liberismo.
Si sono scardinati tanti principi e tanto diritti, da quelli sociali e civili, conquistati negli anni d’oro del centro sinistra. Si è rinnegato il proprio passato di forze di progresso e di tutele, spacciandosi per moderni e annullando così ogni forma di dialogo e di passi in avanti nella vita dei singoli cittadini.
Di fronte alla dormiveglia del PD, incapace di riproporre un modello alternativo di società, non può convincere del tutto che uno schieramento di destra, si è accaparrato, con una vittoria risicata e con un ampio astensionismo elettorale, la maggioranza e, di conseguenza, nel Parlamento questo schieramento, anche squilibrato fra i diversi componenti di maggioranza, è l’esatta e coincidente espressione del Governo a cui ha riconosciuto la fiducia. Qualcuno può obiettare che questo avviene anche con la vittoria dello schieramento opposto. È vero! Ma questo metodo, da chiunque viene attuatio limita e riduce la democrazia e la partecipazione.
Ancora, si è alimentato e si continua ad alimentare, tanto odio, con la demonizzazione degli avversari, dei partiti e della politica, facendo crescere per reazione prima la demagogia e poi la destra. Qui non parliamo di fascismo, perché non è questo il problema, ma di una destra che sta operando per favorire le grandi realtà economiche, aumentando tasse, servizi e riducendo anche la possibilità di opporsi.
Uno dei provvedimenti più evidenti di questa deriva, dove i forti saranno più forti e i deboli ancora più deboli è la legge sull’Autonomia differenziata. Quello che stupisce che è stato dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge su tale legge, perché l’oggetto e la finalità non sarebbero chiari. Questo secondo la Corte pregiudica la scelta consapevole dell’elettore. Il problema reale è che, quando sarà applicata la legge, il paese sarà spaccato e privo di quei caratteri di solidarietà e coesione che la Costituzione aveva statuito.
In questi giorni si è aperto un dibattito molto forte che riguarda la presidenza Trump, a cui si attribuiscono, come ad un vate, la possibile svolta nel cambiamento, nella pace, e nell’annullamento delle politiche del Green che hanno distrutto l’economie produttive mondiali. Non so se sarà cosi, ma credo come quel detto: “Aiutati che Dio ti aiuta”, che è ora che si esca fuori dall’ambiguità e si risveglino coscienze e menti.
Quello che, a parer mio, non è stato colto nel sua emblematicità, il messaggio che viene fuori dal primo atto del Presidente Americano, dove si vede una serie di immigrati con le catene. Può essere un manifesto del segno dei tempi, ma rappresenta certamente un passo indietro dell’umanità. Dove sono finito valori quali: libertà, uguaglianza, fratellanza, tolleranza, rispetto degli altri, solidarietà e coesione?
Allora mi chiedo: quando si avvierà un dibattito reale per opporsi a questa deriva distruttiva di principi, regole, valori, ideali e diritti solidali e si riproponga, con forza e realmente come ricostruirli?
Voglio tentare, ancora una volta, di stimolare l’indipendenza del pensiero e del ragionamento delle persone, chiedendo a tutti di aprire un dibattito sulla sostanza dei problemi reali che abbiamo.
Ebbene la laicità, che tanti di noi caratterizza, ci impone di rivendicare l’autonomia delle decisioni da ogni condizionamento da parte di chi si sente depositario di una qualsivoglia verità o dogma.
Sono sempre più convinto, a partire dal nostro Paese, che oggi sia necessario ricostruire il vero significato del movimento laico e riformista dell’Uomo, rispetto alle altre culture – che appaiono oggi più rilevanti.
Anche se, proprio in virtù di un minore ideologismo, questo movimento appare meno incidente, ugualmente si può riscoprire e rivalutare l’operare instancabile di chi ha sostenuto questo ideale, che comunque è stato sempre avversato.
Ogni ideologia, cioè ogni pensiero che intende descrivere i rapporti collettivi dell’uomo e le loro istituzionalizzazioni, si compone di due versanti, uno progettuale diretto verso la concezione di una società ideale, e uno esegetico, di interpretazione del passato e delle cause storiche di evoluzione.
Per quanto riguarda il progetto laico e riformista non sembra possa parlarsi una vera e propria ideologia. Perché proprio questa sottrazione all’irrigidimento dogmatico, questa indeclinabilità sotto un’ortodossia che irretisce, fa del progetto laico e riformista la sua peculiarità e la sua forza storica e sociale.
È chiaro che usando questi due termini, quando ci si rivolge al passato, devono essere intesi nella loro denotazione più profonda e attendibile, quella che discende dal loro stesso significato nominale ed etimologico.
Proprio analizzando queste radici verbali si può scoprire la forza ideologica che sostiene il pensiero che qui si origina. “Laico” significa dal greco appartenente al popolo. E quando si esprime questo concetto nella nascita e nell’idea di un nuovo soggetto storico, che non è identificabile con alcun uomo, casta o famiglia, la legge diventa espressione di una filosofia che lega tra loro gli appartenenti ad un medesimo luogo e ad una medesima cultura, e li fa identici nella vita pubblica e civile.
È una condizione che ha consentito, nel passato, progresso e rinnovamento istituzionale e risiede proprio nell’affermarsi della laicità dell’uomo, della sua natura di soggetto storico, indipendente dagli ordini religiosi e rituali, con la ricerca continua di una verità frutto del dubbio e della sua ragione.
Ma la laicità dell’uomo, sebbene sia il principio dal quale si origina il pluralismo sociale e istituzionale, non è però una coscienza che si conserva per il solo fatto di essere riconosciuta.
È attorno a questo pensiero che la politica dei diritti e dei valori, se vuole uscire da questa morta gora deve riposizionarsi nelle società attuali, ridando smalto ideale alla propria azione con nuove strategie di ampio respiro.
Necessita restituire ruolo centrale al progetto sociale basato sull’Uomo, ricollocando i sui bisogni, materiali, culturali e spirituali in un quadro armonico che sappia tener conto delle trasformazioni della società – intervenendo per correggerne le storture – che si evolve con accelerazione progressiva innanzi al nuovo scenario politico-finanziario mondiale.
Nel contempo bisogna essere in grado di dare spazio alle diverse culture dell’uomo e costruire una società in cui queste diversità possano esprimersi e confrontarsi a tutti i livelli, nella politica, nella cultura, nell’economia e nell’informazione.
Nel resto del mondo, dopo la sciagura della finanziarizzazione dell’economia, le guerre e i nuovi rigurgiti di neo movimenti di destra estrema e, oggi con questi nuovi disvalori che stanno emergendo, viene da chiedersi dove sta precipitando l’Umanità?
Questo situazione non solo ha inasprito il confronto e minato le basi per una reale democrazia – che oggi va ricostruita – ma ha contribuito all’attecchimento di una tesi da chi come me crede nei valori, riformisti e laici, considerata “aberrante” quale quella che il liberismo sfrenato, che il mercato, siano solo essi in grado di regolare sviluppo, democrazia, benessere, prospettive, dimenticando l’Uomo e i suoi diritti.
Da qui bisogna ripartire, combattendo i falsi profeti e ribadendo che se si vuole veramente creare un mondo migliore non si può prescindere da ricreare una nuova stagione di ideali, valori e diritti che hanno reso l’umanità, in passato, emancipata e centrale nella politica, nell’economia e nella società.
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