Dice Oscar Farinetti “Io le ho sempre sparate grosse”. E non sarebbe un visionario, altrimenti. Ma questa volta si tratta della sua risposta a una domanda: come ha fatto a convincere investitori pubblici e privati a infilarsi nell’avventura (naufragata) di una “Disneyland del cibo” pensando che sarebbero arrivati 6 milioni di turisti l’anno? Un fiasco da 180 milioni di euro, di cui solo 1 a carico di Farinetti stesso. Che visionario lo è di sicuro, ma anche di successo? Sì, è la prima risposta. Ma con qualche “aiuto” e, soprattutto, meglio quando vende di quando gestisce.
UN VIAGGIO TRA SUCCESSI E OMBRE
Successi e ombre nella trasmissione di Rai 3, Report, andata in onda domenica sera con un ampio servizio dedicato all’imprenditore Natale Oscar Maria Farinetti, 70 anni, noto per aver fondato Eataly. Il programma, condotto da Sigfrido Ranucci, ha esplorato la carriera di Farinetti, mettendo in luce non solo le sue intuizioni e i successi commerciali, ma anche i legami con la politica e le controversie che hanno caratterizzato il suo percorso.
LE RADICI DI UN IMPRENDITORE
Il viaggio di “Report” inizia con un tuffo nel passato, raccontando la storia del padre di Oscar, Paolo Farinetti, figura chiave della Resistenza nell’Albese. La trasmissione ha riportato alla luce un episodio controverso del 1946, quando Paolo Farinetti fu coinvolto in un furto da 2,5 milioni di lire dell’epoca, gli stipendi destinati agli operai della Fiat. Condannato a due anni per ricettazione, fu riabilitato solo nel 1960, pare dopo aver restituito il presunto bottino: ossia i soldi che gli avevano dato, in restituzione del prestito, i reali autori del furto, due suoi ex compagni partigiani. Oscar Farinetti, intervistato da Report, ha minimizzato l’importanza di questa vicenda, definendola “una storia ormai chiarita”.
IL SUCCESSO DI EATALY E LE CRITICHE
Fatto sta che il padre partigiano è costantemente ricordato da Oscar Farinetti che ha costruito il suo impero partendo dalla vendita di Unieuro, catena portata al successo proprio da suo padre e che tutti ricordano certo per gli spot con il poeta Tonino Guerra che urlava “L’ottimismo è il sale della vita”. Nel 2002, Farinetti, studi di economia e commercio, dopo il liceo classico ad Alba, abbandonati proprio per gestire l’azienda di famiglia, mette a segno un colpo da maestro, con la cessione della catena agli inglesi della Dixons Group per la somma di 528 milioni di euro. Con questi fondi, ha fondato Eataly, un marchio che promuove il cibo italiano di qualità. Tuttavia, “Report” ha sollevato dubbi sulla realtà idilliaca raccontata da Farinetti, evidenziando le difficoltà dei piccoli marchi nel penetrare il circuito Eataly. Non per niente, a un certo punto con la partecipazione di Coop, molti dei brand resi noti negli store e nei grandi centri Eataly vengono acquisiti da Farinetti.
Che all’inizio, viene detto, sapeva poco di cibo di qualità. Ma poteva contare sul supporto di Carlin Petrini, fondatore di Slow Food. Fino a che Eataly non ha ceduto le acque della Lurisia alla Coca Cola, passando dal glocal alla multinazionale. Ma non erano il “nemico”? “Adesso sono convinto che sia possibile intervenire per renderle più buone” risponde Farinetti a Report.
IL FILO ROSSO CON LA POLITICA
Ma l’aspetto centrale del servizio di “Report” è stato il rapporto di Farinetti con la politica. A Torino, il primo Eataly è nato negli ex stabilimenti del vermouth Carpano, concessi gratuitamente per 60 anni dall’allora sindaco Sergio Chiamparino. Il tutto tramite un bando che imponeva al vincitore il completo recupero e restauro – senza dubbio straordinario – del complesso. Ma a quel bando partecipò soltanto Farinetti. “Non credo me l’abbiamo cucito addosso” sostiene Farinetti.
Ma il legame con la politica, per uno che ha sempre detto di dichiararsi di sinistra, passa attraverso Matteo Renzi. Il patron di Eataly è protagonista alla Leopolda. Consumare da Eataly è, per i critici, moda quanto mai radical chic, eccetera eccetera. “La vicinanza a Renzi mi ha danneggiato” dice oggi Farinetti. Ma Report come che nel 2015 gli fu affidata, senza gara, ma su incarico diretto del commissario per l’Expo Sala, oggi sindaco Pd di Milano, la gestione dei ristoranti regionali del Padiglione Italia all’Expo di Milano. Risultato, Eataly paga 2 milioni di euro di affitto, ma ne incassa una cinquantina.
IL FLOP DI FICO E LE NUOVE PROSPETTIVE
Un capitolo significativo della carriera di Farinetti è rappresentato da Fico, un parco tematico dedicato al cibo e all’agricoltura, inaugurato alla periferia di Bologna. Il progetto, costato 180 milioni di euro, si è rivelato un fallimento, portando alla chiusura e alla successiva apertura di Grand Tour Italia. Report ha sottolineato le perdite subite dai privati, tra cui Coop Alleanza 3.0, che avrebbe perso 15 milioni di euro (per poi cedere le quote, a Farinetti, a 1 euro). Farinetti, dal canto suo, ha investito solo un milione nel progetto. Ma aveva “gasato” i soggetti coinvolti, compreso il Comune di Bologna proprietario del Caab, il centro agroalimentare dei terreni improvvisamente rivalutati, la Regione Emilia Romagna che aveva predisposto linee dedicate di bus, Ascom e Confesercenti.
Dei 6 milioni di visitatori, che secondo gli investitori sarebbero stati addirittura 10, si arriva a circa 1 milione e 900mila nel 2019, dopo di che arriva il Covid e il parco precipita nella crisi, da cui non si è mai ripreso.
SPECULAZIONI E FUTURO INCERTO
La trasmissione ha anche sollevato dubbi sul futuro dell’area ex Fico, che potrebbe essere destinata a 1.500 nuovi alloggi e attività commerciali e lo stadio provvisorio del Bologna, che nel frattempo ristruttura il “suo” Dall’Ara. Tuttavia, il Comune di Bologna non ha reso pubblici documenti ufficiali su questi progetti, lasciando spazio a speculazioni. Gli intervistati da Report hanno parlato di una possibile speculazione edilizia, con un progetto realizzato da una ex assessora all’edilizia del Comune di Bologna. Mentre il centro resta partecipato dal Fondo Parchi Agroalimentari d’Italia. E con, tra i soggetti coinvolti, la Prelios presieduta da Fabrizio Palenzona e ora acquisita dal gruppo ION del misterioso miliardario bolognese Andrea Pignataro, il secondo uomo più ricco d’Italia.
Marco Lisei, senatore di Fdi, ha già annunciato un esposto a Procura e Corte dei Conti, sugli intrecci fra politica e Farinetti, “vogliamo che la giustizia indaghi a fondo su questa vicenda, intreccio di finanza rossa e potere”.
L’USCITA DA EATALY
Farinetti, che ha anche una intensa attività editoriale e dice “vorrei essere ricordato più come scrittore”, nel frattempo è anche uscito da Eataly. Che, nonostante i molti store aperti in Italia e a Londra o negli Stati Uniti, ha macinato bilanci in quasi pareggio inizialmente per poi accumulare – anche a causa di Fico? -, pur a fronte di un fatturato che sfiora il mezzo miliardo di euro, debiti sempre maggiori, fino a un buco di circa 200 milioni di euro. Due anni fa, però, Farinetti ha ceduto le sue quote, il 52% di Eataly, alla Investindustrial di Andrea Bonomi, per 200 milioni di euro. Nicola Farinetti, figlio di Oscar e ideatore della nuova realtà accanto all’ex Carpano, ossia il Green Pea, è passato dal ruolo di amministratore delegato a quello di presidente (meno operativo, però).
“NON HO VISTO LA PUNTATA”
E il diretto interessato, che nella trasmissione rilascia numerose dichiarazioni e rivendica la bontà dei suoi progetti, cosa dice, a montaggio ultimato e messa in onda avvenuta? “Non l’ho neppure vista” ha detto, secondo il sito La Voce di Alba. E la sua replica sono i versi di Alda Merini “la vita ci insegna che bisogna sempre volare in alto, più in alto dell’invidia, del dolore, della cattiveria”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link