Economia italiana: l’outlook positivo di Goldman Sachs

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Dalla crisi finanziaria globale fino alla pandemia, l’Italia ha registrato una crescita economica inferiore rispetto a Francia e Germania, mostrando una debolezza strutturale che ha alimentato un divario con le principali economie dell’eurozona. Tuttavia, dalla crisi energetica, il Paese ha segnato un cambio di passo, avvicinandosi alla performance della Francia e superando quella tedesca. Questa inversione di tendenza è accompagnata da una politica fiscale più prudente e da un mercato del lavoro che ha raggiunto traguardi storici, offrendo un quadro macroeconomico relativamente solido nel breve termine. A partire da questo scenario gli analisti di Goldman Sachs hanno tracciato l’outlook per l’economia italiana nel 2025 e gettato uno sguardo sugli anni seguenti.

L’Italia si trova in una posizione relativamente solida rispetto a Francia e Germania, grazie a una politica fiscale prudente, un mercato del lavoro in espansione e un contesto macroeconomico più favorevole. Tuttavia, le sfide a lungo termine, come il calo della produttività e la sostenibilità del debito, richiedono interventi strutturali mirati per consolidare questi progressi.

Nel breve termine, l’economia italiana potrebbe trarre vantaggio da una combinazione di politiche di sostegno europeo, miglioramento dei consumi e gestione fiscale responsabile. Guardando oltre il 2025, sarà cruciale garantire una crescita reale e nominale sostenuta per affrontare le sfide legate al debito e alla competitività globale.

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In questo articolo:

 

  • Un saldo primario invidiabile
  • Mercato del lavoro: traguardi storici e sfide strutturali
  • Consumi in ripresa nonostante le pressioni esterne
  • Debito sovrano: una gestione sostenibile nel breve termine
  • Investimenti resilienti e il ruolo del Recovery fund

 

Un saldo primario invidiabile

Uno dei pilastri della nuova resilienza economica italiana è la politica fiscale. L’Italia ha registrato il saldo primario più alto tra le tre maggiori economie europee. Questo risultato, rafforzato dalla cautela nella gestione del debito pubblico, sottolinea il ruolo cruciale di una politica fiscale che bilancia prudenza e crescita.

L’economia italiana è riuscita a rimanere competitiva nonostante gli effetti della cessazione dei crediti d’imposta legati al settore delle costruzioni, un segmento che ha beneficiato di un sostegno significativo nel periodo post-pandemia. Sebbene l’impatto della riduzione di tali incentivi rappresenti un rischio per circa l’1% del PIL nel 2025, il Recovery fund europeo dovrebbe compensare questa flessione, fornendo il supporto necessario per evitare un drastico calo dell’occupazione e degli investimenti.

 

Mercato del lavoro: traguardi storici e sfide strutturali

Il mercato del lavoro italiano ha raggiunto il tasso di occupazione più alto dal 1977, con quasi 1 milione di nuovi posti di lavoro creati rispetto al 2019. Di questi, ben 250.000 sono stati generati dal settore delle costruzioni, sostenuto dagli incentivi fiscali. Sebbene questo risultato rappresenti un punto di forza, la concentrazione dell’occupazione in un settore a bassa produttività ha portato a un rallentamento della produttività del lavoro dalla fine del 2022.

Con la progressiva riduzione del supporto fiscale al settore delle costruzioni, il Recovery fund dovrebbe svolgere un ruolo chiave nel favorire la transizione verso progetti nuovi e più produttivi, salvaguardando l’occupazione e stimolando la crescita economica. Tuttavia, le sfide strutturali per migliorare la produttività rimangono centrali, con un effetto a lungo termine che si riflettono sull’outlook dell’intera economia italiana.

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Il tasso di occupazione in Italia – Fonte: Goldman Sachs. Dati in percentuale

 

Consumi in ripresa nonostante le pressioni esterne

Nel 2025, l’aumento del reddito reale disponibile dovrebbe sostenere i consumi, contribuendo a una crescita positiva. Questo avviene nonostante i potenziali impatti negativi dei dazi statunitensi sulle esportazioni europee, in particolare nel settore automobilistico, che potrebbero ridurre il PIL reale dell’eurozona dello 0,5%.

Grazie a una minore dipendenza dal settore automobilistico rispetto ad altre economie europee, l’Italia dovrebbe subire un impatto più contenuto, con prospettive di crescita dei consumi che si presentano più robuste rispetto ai partner europei. Il livello relativamente basso dei consumi privati registrato fino a oggi lascia ampi margini di miglioramento, offrendo una base solida per il rilancio dell’economia interna.

 

Debito sovrano: una gestione sostenibile nel breve termine

Il contesto macroeconomico relativamente favorevole ha ridotto le pressioni sul debito sovrano italiano, che nel 2025 rimarrà gestibile, con esigenze di finanziamento allineate ai livelli del 2024. Sebbene il supporto incrementale della domanda al dettaglio per i Btp sia ormai terminato, il miglioramento del quadro fiscale e macroeconomico ha rafforzato la fiducia degli investitori.

A partire dal 2025, tuttavia, si prevede che il tasso reale di interesse sul debito torni positivo, facendo aumentare il costo effettivo del debito rispetto alla crescita nominale del PIL. Questo potrebbe riportare in primo piano le sfide strutturali legate alla sostenibilità del debito pubblico italiano nel lungo termine.

Un esercizio di simulazione sul debito evidenzia l’importanza di mantenere una crescita nominale sufficiente per garantire la sostenibilità. Se il tasso di crescita nominale scendesse dal 2,5% previsto al livello pre-pandemia dell’1,8%, il debito potrebbe diventare significativamente più oneroso, con implicazioni rilevanti per la stabilità economica del paese.

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Investimenti resilienti e il ruolo del Recovery fund

Gli investimenti italiani si sono dimostrati più resilienti rispetto al resto dell’eurozona, secondo l’outlook di Goldman Sachs sull’economia italiana, anche escludendo il settore delle costruzioni. Durante la crisi energetica, il supporto fiscale europeo ha giocato un ruolo cruciale nel mantenere un livello stabile di investimenti in conto capitale, evitando un calo che avrebbe potuto compromettere ulteriormente la crescita economica.

Il Recovery fund continuerà a fornire un impulso positivo alla crescita fino al 2026, rappresentando una risorsa strategica per finanziare misure che migliorino il capitale e rafforzino le basi produttive dell’economia italiana. Tuttavia, il margine per un miglioramento significativo rimane limitato, data la sotto-performance dell’Italia nella spesa finora registrata rispetto ad altri paesi europei.

 





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