Cardiochirurgia pediatrica. Il progetto vicentino forma medici

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Sanità

La “Fondazione Frigiola per il cuore” sostiene la specializzazione dei giovani. Simulati interventi su modelli in 3D

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Alessandro Frigiola in una foto d’archivio durante un delicato intervento




Alessandro Frigiola in una foto d’archivio durante un delicato intervento



Alessandro Frigiola in una foto d’archivio durante un delicato intervento

Nasce a Vicenza la Fondazione “Alessandro Frigiola per il cuore”. Con un’idea che, grazie all’ormai famoso cardiochirurgo pediatrico vicentino, piazza l’Italia davanti a Usa, Giappone, Inghilterra, Canada. Il progetto si chiama Esculapio, dal nome latino del dio greco della medicina Asclepio. Serve a formare giovani specialisti grazie a una scuola in cui si simulano interventi su modelli di cuori in 3D che replicano con esattezza le possibili patologie cardiache, e si eseguono ecocardiografie su baby manichini, i primi del genere in Europa.

La base al Policlinico San Donato Milanese

Il Training center si trova all’interno del Policlinico San Donato Milanese. A ogni corso lezioni frontali ed esercitazioni pratiche su simulatori sotto la guida del “maestro” Frigiola. In pochi mesi già formati e resi autonomi 92 chirurghi di 12 diverse nazionalità. Le richieste di partecipazione si moltiplicano. In lista di attesa candidati da 20 Paesi. E l’intento è di riuscire a formare in 4 anni 500 cardiochirurghi soprattutto africani, un’impresa mai tentata da nessuno. Corsi pure all’estero. Frigiola si è appena recato in Iraq. Ha creato una task force internazionale di formatori.

Corsi anche  a Vicenza

Ma il professore, che continua ad avere riconoscimenti di prestigio fra cui ultima in ordine di tempo la laurea honoris causa da parte dell’università di Ibadan in Nigeria, pensa anche a Vicenza, ai cardiologi e ai medici di base del Vicentino. Nei primi mesi del 2025 organizzerà corsi di aggiornamento anche per loro: «Sono pochi, devono assistere migliaia di pazienti, sono sommersi dalle pratiche burocratiche, hanno poco tempo per il resto. L’obiettivo è di aiutarli nella formazione professionale in un ambito medico di grande importanza». 

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Le borse di studio

Borse di studio, infine, per la ricerca nel campo delle complicanze cardiache. Da ieri al futuro. Nel 1993 l’Associazione bambini cardiopatici nel mondo che, 31 anni dopo, vanta numeri incredibili: 22 mila diagnosi precoci, e ognuna è una vita in più che si può salvare, 4.738 interventi, 532 missioni in 27 Paesi fra i più poveri soprattutto dell’Africa e del Medio Oriente. Ora questa Fondazione che, a differenza dell’onlus dedicata a portare cure, aiutare famiglie, costruire ospedali, punta a formare giovani medici e a creare centri di didattica cardiologica e cardiochirurgica in particolare in un continente come l’Africa che concentra il 24% di tutte le patologie del globo e può contare solo sul 3% di operatori sanitari.

Frigiola ha voluto presentarla per la prima volta proprio a Vicenza, nella città in cui è nato, vive da sempre, ha iniziato la sua carriera, e dove resta lo zoccolo duro e generoso dell’associazione con cui ha salvato tante piccole vite, e alla quale resta legatissimo.

«Negli Usa – spiega – ogni anno muoiono per errori medici 250 mila persone con un costo di 20 miliardi di dollari. In Italia e in Inghilterra i decessi annui per imperizia sono 6 mila con un onere di 5 miliardi di euro. Imparare è fondamentale per ridurre errori, mortalità, complicanze. Il progetto Esculapio vuole perseguire questo scopo». 

Simona Ventura madrina dell’evento

Il lancio della Fondazione al Ghv hotel di Creazzo alla presenza di Simona Ventura, Giovanni Terzi e Anna Carlucci autrice del docufilm “La vita tra le mani” che si apre con la frase “Più vite salvo, più valore ha la mia vita” e riassume, fra testimonianze di colleghi, amici e pazienti, lo spirito umanitario e l’attività senza soste di Frigiola da quando negli anni Settanta le cardiopatie congenite erano considerate inoperabili ad oggi, in un lungo periodo in cui la mortalità è passata dal 70% al 4%. 

«Il nostro desiderio – dice – è di eliminare una grave lacuna che potrebbe pesare molto sul futuro della medicina. Oggi i giovani hanno poche possibilità. All’università non insegnano a operare. Non esiste un esame di tecnica chirurgica. I chirurghi senior, anche per timore dei contenziosi, lasciano ai collaboratori spazi marginali. Si può arrivare a 50 anni nel momento magari di subentrare ai più anziani senza o quasi esperienza pratica. Se non si cambia, il divario fra medici senior e neolaureati crescerà con conseguenze negative sui pazienti. Per questo la formazione diventa una priorità». 





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