L’ad Sforza taglia i 4 milioni di spese: il centro creatività di United Colors per ora chiude
La radicale rivisitazione del sistema Benetton non risparmia nemmeno Fabrica. Il centro di ricerca sulla comunicazione, avviato trent’anni fa all’apice del successo di United Colors su impulso dello stesso fondatore, Luciano Benetton, e su ispirazione del fotografo Oliviero Toscani, autore delle campagne dirompenti dell’epoca, che da allora ha ospitato gratuitamente ogni volta, per interi semestri, una ventina di giovani talenti internazionali con spiccate vocazioni di creatività, si ferma e si prepara a cambiare pelle.
Inserito in una dimora storica, Villa Pastega, 51 mila metri quadrati ristrutturati e ampliati dall’archistar Tadao Ando, non lontano dallo stabilimento di Castrette di Villorba, alle porte di Treviso, dal 1994 il centro si è proposto come piattaforma d’immaginazione e propulsione, tra l’altro, per moltissime delle campagne pubblicitarie e per trasmettere lo stile Benetton ai quattro angoli della Terra.
Non c’è messaggio del marchio dell’abbigliamento casual veneto, insomma, commerciale o a sfondo sociale, che non sia stato concepito e non sia transitato per le stanze dei cervelli visionari affacciate sui colonnati di Fabrica, menti non di rado rivoluzionarie e reciprocamente contaminate da culture e sensibilità di ogni continente. Adesso, però, nel bel mezzo di una crisi epocale, ci si ferma. Il semestre che avrebbe dovuto iniziare nel 2025 non ci sarà. I tre dipendenti della struttura sono stati assorbiti da Benetton group e l’edificio passa tra i possedimenti di Edizione Property, il ramo d’azienda della Holding che ricomprende tutte le proprietà immobiliari. In altri termini, a rimanere al loro posto saranno soltanto i muri con il relativo sistema di anfiteatri, sale ipogee e giochi d’acqua, teatro d’indubbia fascinazione per le anime artistiche del pianeta. Quelle di giovani usciti da agguerrite selezioni, ai quali sono sempre spettati 180 giorni interamente coperti nelle spese e senza risparmio nelle attività di promozione dei loro progetti e nella partecipazione ad eventi espositivi e workshop senza limiti di confine geografico.
Nel corso del 2023, per citare l’ultimo progetto annuale concluso, il programma educativo di Fabrica ha accolto 35 giovani provenienti da 26 diversi Paesi. Si calcola che nel trentennio l’istituzione abbia intrecciato un network di più di 800 «Alumni» di 80 nazionalità. Ma anche i sogni non sono gratis. Fatti i conti, si apprende da fonti vicine a Ponzano Veneto, l’impianto è stato sostenuto da Benetton group con cifre stimate mediamente in 4 milioni di euro l’anno. Adesso che i bilanci sono da troppo tempo in rosso e che il nuovo amministratore delegato, Claudio Sforza, ha ricevuto il potere di mettere le mani anche dove quelle dei suoi predecessori sono state fermate dall’ex presidente, pure Fabrica negli schemi di bilancio è diventata una zavorra. La manutenzione dell’edificio vuoto con i servizi minimi di custodia costeranno da domani appena 200 mila euro l’anno e, nel frattempo, dovrebbero consolidarsi altri progetti di utilizzo della sede.
Non è noto se sarà mantenuto il nome di Fabrica, visto che la vocazione probabilmente sterzerà con decisione verso un’impronta di formazione in senso stretto. Sempre di alto profilo e di respiro internazionale, s’intende, ma con una logica inevitabilmente aziendale. Vale a dire come quella degli istituti scolastici privati e che si frequentano a fronte del pagamento di una retta. A quale fascia di studenti ci si intenda rivolgere, e con quale inclinazione nelle discipline, è presto per dirlo; certo è che sono già in corso da tempo ricerche e contatti con atenei operatori internazionali dell’alta formazione, anche americani, che Edizione Property ha avviato nei mesi scorsi.
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