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Lecce, «tutto da rifare». Poli Bortone: «Abbiamo ereditato un disastro: 37 cantieri senza programmazione» #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


LECCE – La nuova sindaca, Adriana Poli Bortone, è al comando della città per la terza volta, già da circa sei mesi. Con Lei abbiamo voluto fare un piccolo bilancio e abbiamo cercato di capire cosa bisogna aspettarsi nel breve periodo. Abbiamo voluto affrontare i grandi temi che riguardano i lavori pubblici e il Pug. Sulla mobilità si è già detto tantissimo: il filobus e la mobilità elettrica green sono tornati protagonisti. I piani sono quelli della centralità dei mezzi elettrici fino ad eliminare tutti gli altri, con raddoppio delle corse. Ma una volta annullato il piano di Salvemini, che prevedeva anche un aumento dei costi per gli utenti, non sappiamo come verranno reperite le risorse per raddoppiare le corse e rendere meno lunghe le attese nel trasporto pubblico. In questa intervista affrontiamo i nodi più urgenti: risorse e possibilità concrete di realizzare il programma sul piano delle opere pubbliche e dei servizi.

Il vostro Pug rispetto a quello di Salvemini sarà meno “vincolistico”, in cosa si distinguerà?

«Se lo dicessi adesso, non avrei bisogno del gruppo di lavoro… Altrimenti cosa lo facciamo a fare?».

Salvemini ha trasformato le zone B (di espansione) in zone agricole…

«Non posso scendere nei dettagli tecnici, proprio perché ci dovrà lavorare un gruppo di professionisti esperti del territorio. Noi riprendiamo l’indirizzo che è contenuto all’interno del nostro programma elettorale, cioè quello di trovare il modo di ricongiungere la città al mare. Il modo per farlo lo vedremo attraverso il lavoro che farà la squadra di professionisti e i nostri tecnici. Il Pug della precedente amministrazione metteva uno iato tra la città e il mare: noi vogliamo che ci sia una continuità. Lecce è una città di mare. La precedente amministrazione aveva trasformato tutta la zona intorno in agricola: rendendola “foresta urbana”».

A proposito dei tecnici, qualcuno pensa che parteciperà anche qualche professionista a titolo gratuito, uno di quelli che rientreranno nella short list che state preparando: è vero? 

«Questo non lo sappiamo: noi abbiamo dato soltanto un indirizzo nel programma».

Salvemini aveva smontato il Pug di Perrone per chiamare in causa altri professionisti…

«Sì, chiamando in causa anche un’altra università: abbiamo fatto il giro d’Italia. Napoli, Genova, Milano e ritorno. Adesso chiamiamo in campo dei tecnici locali, perché dopo gli studi di base (che sono tutti uguali: non è che abbiano fatto un grande lavoro rispetto ai rilievi che sono propedeutici a disegnare un pug per il futuro) noi immaginiamo di ricongiungere la città alla sua costa, in modo da fare una Lecce non solo barocca, ma finalmente anche romana sul mare (dove ci sono i resti del porto dell’Antica Roma). Questo è l’indirizzo, su cui lavorerà il nostro gruppo di esperti selezionati tra i professionisti locali».

A proposito di Lecce città dell’Antica Roma, il professor Francesco D’Andria, durante un’intervista che mi ha concesso di recente, ha lanciato l’idea degli “scavi raccontati”, riferendosi a quelli che si faranno i via Alvino per riportare alla luce un’altra parte dell’Anfiteatro, con nuove splendide statue risalenti a circa 2000 anni fa. Ogni giorno, dopo la canzone di Tito Schipa, che risuona in Piazza Sant’Oronzo, un archeologo potrebbe raccontare al microfono quello che si sta facendo e i nuovi ritrovamenti. Tutto in linea con il nuovo concetto di “archeologia popolare”: non più scavi nascosti, ma alla luce del sole, osservabili dai turisti e dai cittadini. Che ne pensa Lei?

«È una buona idea! Noi stiamo lavorando sul concetto della partecipazione, compatibilmente con quello che si può far vedere. Non potremo ridare luce a tutto l’Anfiteatro abbattendo altri importanti beni, come la chiesa che sta di fronte, ma daremo alla luce una nuova importante testimonianza dell’epoca romana».

Il porto turistico si può fare: i finanziamenti ormai ci sono. Ma come farlo?

«Anche in questo caso siamo a lavoro per unire Lecce alla sua marina garantendo i servizi necessari».

È un momento ancora molto difficile per le casse leccesi?

«Non è solo un momento difficile per i bilanci, ma anche per questa ispezione del Ministero, che prima o poi finirà… Insomma, sono già 5 anni! Dobbiamo aspettare che finiscano per capire come muoverci».

Con tutti questi vincoli al bilancio e con le casse vuote, immagino che non sarà possibile assumere nuovi agenti della polizia locale, giusto? Quindi state cercando di muovervi ritoccando il vecchio regolamento per puntare sugli straordinari?

«Noi abbiamo ricevuto una nota dalla Prefettura di lecce, nella quale ci dice di intervenire. Non possiamo assumere altri poliziotti. Il regolamento dice che loro chiudono alle 23, ma bisogna capire come fare. Con 78 soli vigili non possiamo permetterci di fare molte cose, ma dobbiamo cercare di dare un servizio completo. Tra l’altro abbiamo ampliato il patto sulla sicurezza facendo partecipare al presidio del territorio anche le guardie giurate. Oltre ai poliziotti, carabinieri, guardia di finanza e a tutte le forze dell’ordine, con le quali lavora gomito a gomito anche la polizia locale, partecipano al monitoraggio e alla sorveglianza anche 8 istituti privati di sicurezza (nell’ambito dei loro compiti, rispettando i limiti previsti dalle loro funzioni): è stato siglato un protocollo in prefettura di recente».

Comunque, il regolamento dei vigili urbani cambierà? I sindacati devono rassegnarsi?

«La nota della prefettura ci ha messo un po’ in allarme, poi ci confronteremo come sempre con tutti i soggetti interessati».

La Prefettura cosa chiede?

«Ci chiede di rivedere il regolamento, ma nel rivederlo non si prescinde assolutamente dal confronto con le forze sindacali e con la Prefettura di Lecce».

Avete scelto di fermare alcuni cantieri per le festività di Natale, tutti quelli che non riguardano i fondi del PNRR, per venire incontro ai commercianti: questo stop la preoccupa?

«Vede, non è che il problema si risolve chiudendo il cantiere: per carità, se vogliono questo, noi cerchiamo, nei limiti del possibile, di venire incontro ai commercianti, ma poi i cantieri vanno riaperti, vanno ripresi. Io pensavo di accelerare, così invece ci fermiamo per un mese. Riprendere un cantiere che è chiuso non è la stessa cosa che continuare a lavorare senza fermarsi per raggiungere la meta».

Mi sembra di capire che Lei avrebbe fatto diversamente, ma che si è preferito ascoltare le esigenze di un settore in difficoltà…

«Sono loro che ci devono dire cosa pensano che li possa danneggiare di meno. So solo che è stato assurdo mettere in piedi 33 cantieri tutti insieme, adesso mi sembra che siano arrivati a 37, secondo la programmazione dell’amministrazione precedente. Tutti insieme, a ridosso della campagna elettorale, per cui la città è un disastro sotto il profilo del traffico. D’altro canto, quando si apre un cantiere, c’è sempre un danno nel ritardare».

Quindi Lei afferma che la situazione ereditata sul piano della mobilità è disastrosa…

«Non è solo il problema del restringimento delle carreggiate che ha fatto aumentare il traffico, ma ci sono dei cantieri sbagliati, in cui sono state rifatte le cose. Per cui abbiamo trovato un disastro, senza un minimo di razionalità della programmazione. Per un’esigenza elettorale non si fa niente in sette anni e poi si mettono in piedi 34 cantieri: questo intervento si scontra con la razionalità. Ne pagheremo le conseguenze ancora per molto».

Articolo tratto dal Corriere Salentino Magazine dicembre 2024



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