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sfida su Puglia e Campania. A Foti Affari europei e Pnrr #finsubito prestito immediato


Alla fine lo spacchettamento tanto atteso c’è stato. Le deleghe ministeriali del neo vicepresidente esecutivo della Commissione Ue Raffaele Fitto non sono passate per intero a Tommaso Foti.

Dopo qualche ora di riflessione aggiuntiva, Giorgia Meloni ha comunicato ieri al Consiglio dei ministri – il primo dell’ex capogruppo di FdI – la decisione di tenersi stretta a palazzo Chigi la “meno tecnica” delle carte nel mazzo che è stato gestito da Fitto, quella delle politiche per il Sud.

LA DECISIONE
Una decisione che la premier e leader di Fratelli d’Italia ha preso solo dopo aver consultato i dirigenti locali del suo partito e, soprattutto, dopo aver capito che l’indicazione di un ministro per il Meridione originario di Piacenza sarebbe potuta essere vissuta come una sorta di affronto sui territori. Il neo ministro Foti, infatti, sarebbe stato il primo titolare del dipartimento per il Sud della storia Repubblicana ad essere nato più a Nord di Roma, aprendo ad una possibile stagione di attacchi da parte della stampa e delle opposizioni.

Dopo aver valutato la possibilità di scegliere un sottosegretario ad hoc, Meloni ha quindi scelto di cogliere la palla al balzo. Come ha avuto modo di vedere in prima persona durante le firme dei protocolli d’intesa con le Regioni (spesso sottoscritti a ridosso di appuntamenti elettorali strategici come in Abruzzo, Sardegna o prima delle Europee di giugno), l’opportunità di elargire risorse specifiche o intervenire in prima persona è una modalità operativa che paga sul piano del consenso. Tenersi la delega è quindi anche un modo per mettere nel mirino le due grandi Regioni meridionali che – a meno di dimissioni improvvise da parte delle attuali amministrazioni guidate da Vincenzo De Luca e Michele Emiliano – dovrebbero votare tra settembre 2025 e la primavera del 2026.

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La mossa Sud è quindi da intendersi come un modo di piantare ulteriormente radici in dei territori oggi governati dal centrosinistra e in cui, complice l’arretramento del Movimento 5 stelle, potrebbero aprirsi delle vere e proprie praterie. Certo, si tratta di spazi che verrebbero sottratti anche agli alleati. Ma questo non pare rappresentare un problema. Specie in una fase come quella attuale. Fratelli d’Italia quindi punta a replicare la ricetta già applicata in Lombardia e in Veneto. Costruire poco a poco un consenso solido, capace di scalzare anche chi ha una presa storicamente più forte nell’area. Nel mirino, in tutta evidenza, finisce quindi Forza Italia a cui – a volerlo leggere con gli occhi delle ultime convulse settimane – viene recapitato un messaggio che recita più o meno così: non ci saranno più disparità di trattamento con la Lega. L’iniziativa però, è chiaro, non va intesa come un assist di qualunque tipo al Carroccio. La delega al Sud del resto, dà a Meloni anche la possibilità di controllare ancor più da vicino il dossier autonomista.

L’OBIETTIVO
L’obiettivo immediato per la premier, è mostrarsi il più possibile dedicata alla sfida meridionale. Tant’è che, da subito, Meloni ha avviato una ricognizione all’interno del governo per avere un quadro puntuale di quanto già realizzato «per rafforzare lo sviluppo del Mezzogiorno, ai programmi in atto e alle proposte ancora da implementare, in particolare su incentivi, infrastrutture e investimenti». Da palazzo Chigi non a caso trapela come Meloni abbia recentemente ricordato che «nel 2023 il Sud è stato la locomotiva d’Italia, con pil e occupazione in crescita sopra la media nazionale e un forte impulso alle esportazioni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA





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