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Le aziende di Bergamo e Brescia sono innovazione” #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Antonio Solinas, ceo di Deloitte Financial Advisory

“Le aziende delle province di Bergamo e Brescia – dice Antonio Solinas, ceo di Deloitte Financial Advisory – rappresentano una parte importante del nostro tessuto industriale e possono essere, grazie alla loro capacità d’investimento, il motore per il cambiamento del nostro Paese anche grazie all’elevata disponibilità di capitale libero e liquidità”. Il ceo di Deloitte Financial Advisory, Antonio Solinas, ha così riassunto i punti chiave emersi dall’indagine condotta da Confindustria Brescia e Confindustria Bergamo “Nel cuore della manifattura – Un’analisi economico-finanziaria dei primi 200 gruppi industriali di Bergamo e Brescia”.

Gli investimenti e l’innovazione

“Gli investimenti – spiega Solinas – devono essere strutturali, quindi di lungo periodo, e accompagnati da scelte di largo respiro del nostro Paese. Scelte che devono tener conto innanzitutto dell’alto costo dell’energia per le nostre imprese. Devono permettere alle aziende del territorio di diversificare, innovare e rafforzare le competenze manageriali interne. È fondamentale diversificare i settori – non solo più automotive, ma ad esempio difesa e aerospazio – e diversificare i paesi puntando sempre più sugli Stati Uniti. Per essere efficaci su nuovi settori e nuovi paesi gli investimenti dovranno essere sostenuti da scelte strutturali.

Un driver fondamentale per affrontare queste sfide è la capacità di innovare. Le aziende del territorio dovranno investire per aumentare l’efficienza utilizzando al meglio la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale. L’AI sarà fondamentale anche per supportare le scelte di indirizzo strategico. Gli investimenti vanno poi rivolti al capitale umano per essere più efficaci nei percorsi di diversificazione e innovazione”.

«Queste sono sfide chiave – conclude Solinas – anche in vista del passaggio generazionale che molte aziende dovranno affrontare nei prossimi anni. Il 62% degli imprenditori italiani, secondo un’analisi di Deloitte, desidera che l’azienda resti di proprietà della famiglia e pianificare la successione è tra le priorità delle imprese italiane nel medio e lungo periodo”.

Lo studio

La piattaforma manifatturiera bergamasca e bresciana ha realizzato nel 2023 risultati economici in significativa frenata sul 2022, penalizzati, in particolare, dal progressivo raffreddamento della domanda e degli scambi mondiali. In fase prospettica emerge inoltre una stima negativa sulle principali voci di bilancio relative al 2024, secondo la quale il fatturato complessivo dovrebbe scendere, rispetto al 2023, del 4% circa; il valore aggiunto dell’8% e il Margine Operativo Lordo dell’11%. In contrapposizione, il “sentiment” è positivo per quanto riguarda il 2025, perché circa nel 70% dei casi vengono segnalati un fatturato ed una marginalità in crescita rispetto al 2024.
I primi 200 gruppi industriali bergamaschi e bresciani a vocazione manifatturiera registrano nel 2023 ricavi complessivi pari a 46,5 miliardi di euro e danno lavoro a 139mila dipendenti. Queste realtà rappresentano uno dei segmenti produttivi più avanzati e innovativi a livello nazionale ed europeo, e si caratterizza poi per un’elevata proiezione internazionale, certificata dalla quota del volume d’affari realizzata al di fuori dell’Italia, pari al 66% del fatturato totale.

“Anche in questa occasione- spiega il presidente Confindustria Bergamo, Giovanna Ricuperati – emerge l’importanza della collaborazione avviata dalle due associazioni che ci restituisce, con il secondo studio relativo alle performance e alle prospettive dei 200 primi gruppi industriali bergamaschi e bresciani, indicazioni e spunti molto interessanti per la lettura delle dinamiche di territori manifatturieri tra i più densi e performanti a livello europeo. In generale, pur in un contesto difficile che ha influito in modo sensibile su utili e fatturato, non mancano note positive, per esempio, nei programmi di investimento futuri e nell’individuazione di una strategia di crescita basata sulla differenziazione dei mercati e sul la nuova spinta alla digitalizzazione. Tutto ciò sulla base di una solida patrimonializzazione, costantemente perseguita, che permette di navigare in relativa sicurezza anche in tempi complessi come quelli attuali. Ancora una volta ribadiamo però l’importanza di poter contare su un ecosistema favorevole che riconosca il ruolo imprescindibile della manifattura come driver di sviluppo sia in chiave nazionale che europea.”

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“La ricerca registra nel 2023- continua il presidente di Confindustria Brescia, Franco Gussalli Beretta – una generale contrazione della redditività, in linea con quelli che sono stati i sentori generali tutto l’anno. Come sappiamo, è poi stato un anno particolarmente duro per il comparto siderurgico, i cui numeri negativi hanno influenzato quelli complessivi. Allo stesso tempo, tuttavia, i nostri gruppi si mostrano sempre più forti a livello patrimoniale: un processo che era iniziato già dopo la grande crisi del 2007/08 e che è poi proseguito negli ultimi 15 anni, consentendo alle imprese bresciane e bergamasche di costruirsi una dotazione importante e fondamentale per affrontare la serie di eventi che ha caratterizzato gli ultimi anni: prima la pandemia da Covid-19, poi le instabilità geopolitiche aperte dal conflitto russo-ucraino e proseguite con le tensioni nel Medio-Oriente e non solo. Un tema che corre parallelo a quello della liquidità finanziaria: mi ha particolarmente colpito osservare come la liquidità generata dalla gestione operativa abbia di fatto interamente finanziato gli investimenti nel 2023. Si tratta di un’evidenza che mostra la grande lungimiranza del nostro sistema produttivo e la sua capacità di imparare da quanto avvenuto in passato, oltre che di fronteggiare incognite difficilmente prevedibili sino ad alcuni anni fa come il forte rialzo dei tassi di interesse.”

I risultati della ricerca

I principali risultati della ricerca condotta da Confindustria Bergamo e Confindustria Brescia sono i seguenti:

· Nel 2023 i ricavi complessivi sono diminuiti del 5,7% sul 2022. Tale movimento trova giustificazione nella debole domanda (che ha frenato la dinamica dei quantitativi venduti) e nella contestuale contrazione dei prezzi applicati alla clientela, a seguito dello sgonfiamento delle quotazioni delle principali materie prime e semilavorati utilizzati nei processi produttivi. La distribuzione dei gruppi analizzati per evoluzione del fatturato mostra una situazione particolarmente eterogenea: il 55% del campione ha infatti evidenziato cali, mentre il rimanente 45% un andamento positivo rispetto all’anno precedente.

· Il Margine Operativo Lordo (MOL) è diminuito del 10,7%, caratterizzandosi, quindi, per una discesa più intensa di quella delle vendite. Su tale flessione peserebbe la crescita del costo del lavoro (+6,2%), la cui salita è stata favorita dall’aumento degli organici e dall’incremento delle retribuzioni destinate ai dipendenti. In tale contesto, va tuttavia sottolineato che, al netto di quanto sperimentato dal settore siderurgico (-67,9%), il MOL evidenzia addirittura un incremento (+2,5%), che suggerisce un generalizzato miglioramento della marginalità industriale tra gli altri comparti.

· L’incidenza del MOL sul fatturato è di poco diminuita, pur mantenendosi su livelli piuttosto elevati: passa dal 14,8% del 2022 al 14,0% del 2023. Si tratta di un risultato particolarmente positivo, soprattutto se letto alla luce del contesto macroeconomico poco brillante nel 2023.

· La struttura patrimoniale del campione si è ulteriormente rafforzata: i mezzi propri sono aumentati del 5,4%, mentre i debiti finanziari (-5,5%) e quelli verso in fornitori (-8,6%) hanno subito significative riduzioni. Sui primi ha pesato la salita del costo dei finanziamenti, che ha penalizzato la propensione degli operatori economici a richiedere finanziamenti. Sui secondi hanno soprattutto influito i minori acquisti effettuati, a seguito della debolezza dell’attività economica. A seguito di tali movimenti, nel 2023 la quota del patrimonio netto sul totale delle attività si è attestata al 54,7% (contro il 52,2% nel 2022). Il segmento più avanzato dell’industria bergamasca e bresciana si connota pertanto per un’elevata dotazione patrimoniale; un processo che nasce da lontano, frutto di gestioni particolarmente oculate negli anni passati, quando gli utili realizzati sono stati primariamente destinati alla capitalizzazione delle imprese.

· Nel 2023 la gestione operativa ha generato un ammontare di liquidità ampiamente superiore rispetto a quanto realizzato l’anno precedente (+42,0%): una dinamica positiva, a maggior ragione se inserita nel complesso quadro ciclico vissuto dal sistema manifatturiero. Va poi sottolineato che tale liquidità ha interamente finanziato gli investimenti (la cui evoluzione è tuttavia in rallentamento sul 2022) e il rimborso dei finanziamenti in precedenza contratti.
L’analisi dei bilanci 2023 a consuntivo è stata poi arricchita da un’indagine somministrata agli stessi gruppi nel mese di ottobre 2024, con gli obiettivi di fornire una prima istantanea (sebbene parziale e non definitiva) in merito alle principali dinamiche di bilancio per l’anno 2024, nonché alle prospettive per il 2025, oltre ad alcune indicazioni sulle strategie di crescita e sviluppo perseguite dai gruppi industriali e a un approfondimento sullo lo stato di utilizzo (attuale e prospettico) dell’intelligenza artificiale, soprattutto nei processi relativi all’amministrazione, alla finanza e al controllo.

Con riferimento al primo punto, emerge dall’indagine una stima negativa sulle principali voci di bilancio relative al 2024: in base a questa valutazione il fatturato complessivo dovrebbe scendere, rispetto all’anno precedente, del 4% circa; il valore aggiunto dell’8% e il Margine Operativo Lordo dell’11%. Il rapporto MOL/Ricavi si attesterebbe così al 13,0%, in flessione rispetto al 2023 (14,0%) e al 2022 (14,8%).
Osservando la distribuzione geografica del fatturato 2024, le perdite più consistenti, e che interessano il maggior numero dei gruppi industriali analizzati, riguardano la Germania (i tre quarti dei gruppi ha riscontrato perdite, e un terzo oltre il 10%) e l’Europa nel suo complesso, l’Africa centromeridionale e la Cina. Viceversa, i mercati che hanno garantito maggiori soddisfazioni sono quelli di Nord Africa e Medio Oriente (MENA), Sud America, Stati Uniti, India e Oceania.

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Il sentiment sul 2025

Si raccoglie un “sentiment” positivo per quanto riguarda il 2025, perché circa nel 70% dei casi vengono segnalati un fatturato ed una marginalità in crescita rispetto al 2024. Queste prospettive sono corroborate da una robusta dinamica degli investimenti, che dovrebbero crescere nell’80% dei casi, e da una strategia di crescita che insiste sulla differenziazione su nuovi mercati (58%), sulla apertura di nuovi business (42%) e sull’allargamento del perimetro di consolidamento (35%), oltre che sui driver della digitalizzazione, del riposizionamento lungo la catena del valore, della riorganizzazione infragruppo. Tra le aree geografiche individuate come target per lo sviluppo industriale vengono segnalate il Nord America, e specialmente gli Stati Uniti (37%), l’Europa (23%), e l’Asia, in particolare, India, Cina e Far East.
Decisivo, per perseguire tutti questi indirizzi strategici, l’importante apporto della liquidità aziendale (mezzi propri e gestione operativa) come strumento privilegiato per finanziare, nell’83% dei gruppi, la crescita attesa per i prossimi anni.
Infine, sul terzo aspetto, l’indagine ha evidenziato che, a oggi, il 76% delle realtà intervistate dichiara di utilizzare l’intelligenza artificiale con intensità diversificate. Entro tre anni l’utilizzo raggiungerà il 92%. Limitatamente ai processi di amministrazione, finanza e controllo, l’impiego attuale è molto limitato (4%) ma, in prospettiva, più della metà dei gruppi (56%) saranno coinvolti. L’uso maggiore è, ed è previsto, per i processi di controllo di gestione (controlli operativi, analisi di scenario, dei consumi), ma anche per la preparazione di reportistiche e l’annotazione nei registri contabili. Produttività, motivazione, efficacia ed efficienza, modifica dei ruoli e accuratezza e completezza delle informazioni sono tra i maggiori impatti osservabili. Vi sono poi attese di impatto sull’integrazione delle informazioni all’interno di ciascun gruppo e sulle performance economiche.



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