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L’anfiteatro romano di Cagliari tra i protagonisti dell’ultima seduta del consiglio comunale. «La sua riapertura è uno degli obiettivi principali di quest’amministrazione», ha subito messo in chiaro l’assessora alla Cultura Maria Francesca Chiappe, rispondendo all’interrogazione posta alla giunta dal consigliere Edoardo Tocco (FI), che ha lamentato la situazione di degrado in cui versa il sito archeologico «ormai da quasi 15 anni».
Presto però potrebbero arrivare delle novità perché, come ha spiegato Chiappe, è stato chiesto un preventivo a una società specializzata non solo per la pulizia dell’anfiteatro romano ma anche per la villa di Tigellio. Il prospetto è arrivato in pochi giorni, accompagnato da una nota che «evidenzia una serie di cose terribili – continua l’assessora – tra vegetazione che non gode di manutenzione da anni, alberi di specie esotiche che devono essere eliminate, cespugli da contenere per consentire l’accessibilità». Ma non solo, i tanti rifiuti presenti devono essere bonificati: tra carta, plastica e altra spazzatura la zona è pericolosa anche per il rischio incendi.
Parlando di costi, il preventivo ammonta a 59.340 euro più Iva per l’anfiteatro e 9.657 euro. I tempi per l’intervento sono di 40 giorni. Per il sito però potrebbero esserci anche nuove possibilità, dopo un sopralluogo con la soprintendenza per valutare anche solo l’apertura parziale alle visite. «I lavori durerebbero 3 mesi e i costi sarebbero di 291mila euro – sottolinea Chiappe –. Per la villa di Tigellio invece la Regione ha finanziato con 150mila euro il restauro di muratura e intonaci. I lavori sono stati aggiudicati e inizieranno tra fine settembre e i primi di ottobre, dureranno 90 giorni».
Ma in attesa del via libera «abbiamo trovato dal bilancio del comune 45mila euro che ci danno la possibilità di partire subito con le pulizie dell’anfiteatro e d’intesa con l’assessora Puddu abbiamo contattato la ditta che ci ha fatto il preventivo, chiedendo di aderire al progetto della Caritas diocesana, “I custodi del bello”, che si rivolge a persone economicamente fragili che le aziende possono formare. Terminati i lavori potrebbero dunque continuare a custodire il bene archeologico», spiega Chiappe.
Sottolineata anche la volontà di riaprire l’area, un tempo usata per accogliere concerti e grandi eventi, dalla cui chiusura il comune perde «80/100mila euro all’anno».
(Unioneonline/v.f.)
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