– Nel film di Inari Niemi una donna rivisita i ricordi del suo primo amore durante i giorni funesti dell’estate di Chernobyl
C’è come un crepitio nell’aria. Qualcosa di strano grava sulle fitte e verdi foreste finlandesi e l’ansia si annida nel cuore della quindicenne Mariia (Rebekka Baer). L’anno è il 1986. Le conseguenza dell’esplosione del reattore di Chernobyl sono onnipresenti e i contatori Geiger, i consigli sulla sicurezza in TV e le pastiglie di iodio segnano la vita quotidiana. Ma questa non è l’unica inquietudine che aleggia nell’aria. Una nuova studentessa, Mimi (Anni Iikkanen), è arrivata nella piccola città finlandese. La sua presenza illumina la vita di Mariia. Ma proprio come le radiazioni alla fine giungono al decadimento, quest’estate di innocente amore adolescenziale si scontra presto con le catastrofi del mondo reale.
Basato sul romanzo del 2011 Valoa Valoa Valoa di Vilja-Tuulia Huotarinen e diretto da Inari Niemi (Wonderland [+leggi anche:
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scheda film]), Light Light Light è stato presentato per la prima volta al Just Film Tallinn nel 2023 e ora è stato presentato in anteprima in Austria, nel concorso YAAAS! del Crossing Europe Filmfestival Linz 2024, dove si è aggiudicanto il primo premio.
Niemi abbraccia la catastrofe incombente di Chernobyl con l’inquadratura della città cupa e sporca, realizzata dalla direttrice della fotografia Sari Aaltonen, accostata a enigmatici cieli colorati di nuvole viola e rosa: una sventura imminente, un’anomalia che si avvicina. C’è poco da divertirsi in questa città e l’evento sociale migliore a cui Mariia può partecipare è una discoteca per bambini, che supervisiona insieme alla sua migliore amica Satu-Siiri (Kanerva Paunio). L’intransigente e diretta Mimi si fa notare all’inizio come una spina nel fianco in questo ambiente. Ma quando Mariia la denuncia ingiustamente come tossicodipendente dopo aver trovato una siringa nel bosco, Mimi la costringe a fingersi amica della sua famiglia, per placare i loro timori che possa essere una tipa troppo solitaria.
Ma quello della famiglia potrebbe essere un concetto astratto per chi si trova nella situazione di Mimi. La madre morta da tempo, il padre distante che l’ha lasciata a vivere con la nonna materna, la zia frustrata Kylli (Anna-Leena Sipilä) e i due zii strambi e ubriaconi. Amore e sicurezza sono parole estranee a questa famiglia fatiscente. Il cibo viene usato come merce di scambio e Mimi viene solitamente chiamata “ladra pigra” piuttosto che con il suo nome.
L’assenza di un senso di appartenenza farà precipitare la ragazza in una spirale negativa, un’altra catastrofe in corso. Una Mariia più anziana (Laura Birn), che tornerà al villaggio per prendersi cura della madre, rifletterà su ciò che è accaduto nell’intreccio del salto temporale. Ma per il momento si tratta di giovani ragazze che vivono gli alti e i bassi romantici, il paradosso e la crudeltà della crescita, con tutta la loro intensità.
È qui, nei lussureggianti boschi e nei luccicanti laghi finlandesi, che Niemi evoca qualcosa di simile a un’oasi temporanea. Un mondo libero da un fugace senso di controllo e dalle conseguenze delle nostre decisioni nella vita. Ma ogni estate deve finire e ogni luce deve spegnersi. Mariia adulta dovrà affrontare i suoi ricordi e, come Chernobyl stessa, trovare la strada per tornare alla vita e alla guarigione.
Light Light Light è prodotto dalla finlandese Lucy Loves Drama. Le vendite internazionali sono curate da Intramovies, quelle in Austria da Salzgeber.
(Tradotto dall’inglese)
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