Biccari è in Puglia, in provincia di Foggia. Paese di 2600 abitanti, dal tratto medievale, è circondato da una natura ricca e feconda (come il lago Pescara ed il monte Cornacchia). Qui il progetto Case a 1 euro stenta a decollare: perché chi arriva dall’estero preferisce acquistare abitazioni in uno stato di conservazione migliore, che abbiano bisogno di interventi meno pesanti. Ne parliamo con il sindaco, Gianfilippo Mignogna.
Sindaco il progetto case a 1 euro a Biccari: istruzioni per l’uso
Noi abbiamo fatto in realtà un progetto diverso da altre città, in quanto abbiamo predisposto un catalogo online di case da 1 euro fino a 30mila euro.
Questo perché ci siamo resi conto che molti stranieri ci chiedevano delle case più pronte rispetto a quelle a 1 euro: avevano timore delle problematiche relative ad una ristrutturazione da dover gestire da lontano. Pensi solo alla burocrazia o ai progetti, per farle un esempio. Quindi, avendo nel centro storico disponibilità anche di case non totalmente da ristrutturare ma in cui era necessario fare solo piccole manutenzioni, abbiamo pensato di allargare il progetto anche a questa tipologia di abitazioni.
Quante ne avete vendute?
Ne abbiamo vendute circa 40 complessivamente. Di quelle a un euro invece non ne abbiamo ancora venduta nessuna: ne abbiamo tre in catalogo. Sono state viste da da molti potenziali interessati devo dire, però non ne abbiamo venduta nessuna.
Strano. Ma avete messo degli obblighi? Le faccio un esempio: in altri paesi l’acquirente deve impegnarsi a terminare il recupero entro 36 mesi per avere la casa. Forse questo può aver scoraggiato.
No. Non abbiamo messo nessun obbligo di residenza e nessun obbligo anche di ristrutturazione. Nel senso che le persone che comprano le nostre case decidono poi cosa farci.
Senza problemi. Abbiamo gente che si vuole trasferire qui appena andrà in pensione, altre persone che invece vogliono semplicemente avere qui una seconda casa per venire a passare periodi più o meno lunghi in Italia. Altri ancora hanno in mente di affittarle. Si tratta di persone che arrivano dalla Germania, Argentina Perù, Portogallo, America, Russia. Ovviamente a qualcuno anche dall’Italia. È una cosa importante per noi anche per la crescita culturale della nostra piccola comunità.
Allora come mai stenta a decollare l’esperienza delle Case a 1 euro?
La verità è che ci siamo concentrati sulle richieste che ci sembravano più interessanti dal punto di vista delle relazioni umane e sociali. Quindi tutti quelli che ci hanno chiesto semplicemente la casa a un euro li abbiamo messi in secondo piano rispetto a coloro che comunque ci mandavano foto della loro famiglia o ci spiegavano cosa avrebbero voluto fare rispetto nella nostra comunità. Quindi non avevano in mente solo la convenienza economica di fare un acquisto a 1 euro.
Perché diciamo che il nostro progetto parte dall’immobile, ma in realtà è un progetto che vuole rigenerare la comunità.
Tecnicamente come funziona l’acquisto della casa? In altre esperienze che c’è un bando con tutta una serie di regole
Noi l’abbiamo fatta molto più snella e devo dire con meno formalità. Nel senso che abbiamo preso le liberatorie da parte dei privati, che in molti casi sono lontani, eredi di biccaresi emigrati da tanto tempo e che vivono queste case vuote nel paese d’origine un pò come un peso. Abbiamo creato un catalogo online e lo abbiamo presentato sulla CNN perché volevamo che fosse destinato ad un mercato estero. Gli interessati possono contattare il nostro responsabile. Poi si fanno delle call, eventualmente facciamo dei sopralluoghi, delle visite in paese, ospitiamo per qualche giorno queste persone interessate, per far sì che si rendano conto anche un po’ della realtà del nostro borgo.
E questo avrà generato anche a Biccari un buon indotto, immagino
Esatto. la somma di tutti gli atti di compravendita finora ha prodotto circa 650 mila euro. Tutti i lavori in corso, eseguiti o stimati sviluppano invece un milione e trecentomila euro. Quindi abbiamo generato circa 2 milioni di euro di flussi economici nel nostro paese. E non sottovaluti l’aspetto sociale: in un paese a rischio spopolamento avere dei nuovi cittadini che arrivano da lontano, che si integrano e portano le loro esperienze, le loro competenze, è importante.
Sta nascendo quindi una nuova comunità grazie alle case, quindi?
Certamente. Queste persone arrivate a Biccari si sono integrate molto facilmente, poi il paese è piccolo e quindi è facile essere conosciuti da tutti. Anche il fatto di dover fare lavori aiuta ad entrare subito in contatto con i tecnici o con i muratori del posto. Abbiamo notato poi che l’obiettivo non è mai di mettere a segno un affare immobiliare, ma di creare una alternativa rispetto al loro contesto: consideri che spesso vengono da metropoli straniere. L’idea è sempre di avere un piccolo rifugio nel paesino italiano dove rilassarsi, mangiare bene, fare sport immersi nella natura ed anche di nutrirsi di relazioni umane nuove. Questo li attira molto. Abbiamo visto che è la motivazione principale delle loro scelte, più che l’immobile.
Il numero di case disponibili regge la domanda?
Nel 2021 siamo partiti con 20 case e ci sembrava una enormità. Ora naturalmente sono di più, perché i proprietari hanno visto che l’idea funziona. Di case vuote ce ne sono ancora parecchie, diciamo. Una decina le abbiamo in affitto con un progetto parallelo che contribuisce a far arrivare persone.
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